Come entrare a Medicina SENZA superare la prova d'ammissione

Niente test di ingresso per lo studente italiano iscritto presso una università straniera che chiede il trasferimento a un’università italiana. In questi casi le università italiane non possono pretendere il superamento del test previsto dalla normativa nazionale per l’accesso al primo anno di corso per le facoltà a numero chiuso, ma devono valutare in concreto il periodo formativo svolto all’estero dallo studente e tenere conto dei posti disponibili per i trasferimenti. Questa è la conclusione cui perviene il Consiglio di Stato nella sentenza 2746/2015 che conferma così quanto già affermato dall’Adunanza Plenaria con la sentenza 1/2015 .
Il caso
La vicenda è simile a tante altre verificatesi negli ultimi anni, ovvero la richiesta di trasferimento presso università italiane di studenti italiani iscritti presso le facoltà di medicina e chirurgia di università straniere (prevalentemente rumene). Il caso di specie riguardava tre studentesse che avevano chiesto il trasferimento presso l’università degli Studi dell’Aquila, la quale aveva respinto la richiesta per mancanza del superamento della prova di ingresso prevista per la facoltà di medicina e chirurgia.
Le motivazioni
I giudici amministrativi nella sentenza citano alcuni precedenti della stessa sezione per i quali non ci sarebbero distinzioni tra il primo anno di corso e gli anni successivi, per cui anche in caso di trasferimento da università straniera sarebbe necessario il previo superamento della prova nazionale di ammissione. Tuttavia, il Collegio prende atto che la questione è stata risolta in senso opposto dall’Adunanza plenaria con la famosa sentenza 1/2015, che ha affermato la non necessità del requisito del superamento della prova di accesso al primo anno di corso ai fini dell’accettazione della domanda volta a ottenere il trasferimento presso l’università italiana con iscrizione ad anno successivo al primo.
E ciò perche i test di accesso mirano a valutare la preparazione di coloro che, terminata la scuola superiore, devono ancora entrare nell’università, mentre per coloro già inseriti nel sistema universitario, sia esso italiano o estero, «non si tratta più di accertare, ad un livello di per sé presuntivo, l'esistenza di una “predisposizione” di tal fatta, quanto, semmai, di valutarne l'impegno complessivo di apprendimento dimostrato dallo studente con l'acquisizione dei crediti corrispondenti alle attività formative compiute», salvo a ogni modo il rispetto del numero dei posti disponibili per il trasferimento «così come fissato dall'università stessa per ogni anno accademico in sede di programmazione, in relazione a ciascun anno di corso».